Di origini antichissime, <strong>Olbia</strong> fu prima dei cartaginesi, dei greci e successivamente in mano ai Romani, che la resero un fiorente porto con il nome di <em><strong>Fausania</strong></em>.<br />Altre dominazioni si susseguirono ancora nei secoli, portando sulla sua costa bizantini e pisani, che le cambiarono il nome in <em><strong>Civita Terranova</strong></em>. È nel 1939 che <strong>Olbia</strong> acquisisce il proprio nome ed inizia ad ampliarsi, fino a giungere alla metà degli anni ’70 del secolo scorso quando registrerà<span class=”Apple-converted-space”> </span>un importante aumento di popolazione, confermandosi porto di grande rilevanza e città a vocazione commerciale e, in seguito, turistica.Della sua antica storia parlano i <em><strong>resti della cinta muraria</strong></em>, delle <em><strong>terme romane</strong></em> e delle <em><strong>cisterne puniche</strong></em>, ma i suoi elementi più significativi che sono anche monumenti di notevole interesse e suggestione sono la <em><strong>basilica di San Simplicio</strong></em>, il <em><strong>Pozzo Sacro di Sa Testa</strong></em>, il <em><strong>Castello di Pedres</strong></em> e la <em><strong>Tomba dei giganti di Su Monte e s’Abe</strong></em>.
Piacevole la visita al centro storico di Olbia, a partire dal lungomare che inizia al <em><strong>Molo Brin</strong></em>, a pochi metri dal porto punto di attracco delle navi e dei traghetti e che è teatro di concerti ed eventi del ricco calendario cittadino. Tra le numerose attrazioni da non perdere ne centro storico di Olbia vi è il <strong>Museo archeologico del Mare </strong>che sorge proprio nei pressi del<strong> <em>Molo Brin </em></strong>con suggestivi resti i relitti di<strong><em> navi romane e medioevali</em>, </strong>rinvenuti nel corso di scavi nel vecchio porto per un tuffo nel passato e nelle mille stratificazioni culturali, intrecci e scambi, tipici delle città portuali<strong>.</strong> Nel cuore del centro storico si erge la bella <em><strong>chiesa di San Paolo</strong></em> <strong><em>Apostolo </em></strong>con la sua bella cupola maiolicata e la <strong>Biblioteca Simpliciana </strong>sede di numerose iniziative soprattutto culturali e di intrattenimento. Piacevole la passeggiata anche per i numerosi locali e negozi che si susseguono lungo il <strong>corso Umberto </strong>che parte proprio dal Molo Brin e si incunea nei vicoli del grazioso antico borgo cittadino.
La città è alla base di una profonda rias sulla costa N/E della Sardegna e si estende in un tratto di pianura sulla riva dell’omonimo golfo. La città è dotata di uno dei porti commerciali e turistici più importanti dell’isola e dell’aeroporto Costa Smeralda. Il centro della città moderna insiste in buona parte sull’area occupata dalla città antica. Le testimonianze monumentali ascrivibili ai periodi punico e romano sono costituite essenzialmente dalle mura puniche, dall’Acquedotto romano e dai grandi relitti di navi romane esposti nel Museo Archeologico di Olbia. Il patrimonio archeologico della città è inoltre costituito da numerosi giacimenti subacquei. Un censimento ha permesso di individuare circa un centinaio di siti che ci consegnano l’immagine del braccio di mare antistante la città molto frequentato, non solo dalle grandi navi onerarie, ma anche da piccole imbarcazioni che smistavano merci lungo la costa con navigazione di piccolo cabotaggio, utilizzando come approdi insenature riparate sulla costa (Porto San Paolo, Cala Moresca) e isole pericostiere (Spalmatore, Tavolara). Tra i rinvenimenti subacquei spicca per eccezionalità la testa di statua in terracotta che raffigura a grandezza naturale il dio Ercole. Si tratta della copia di un perduto originale in bronzo che doveva trovarsi nel santuario cittadino dedicato al dio e realizzata a Olbia nel II secolo a.C. con l’uso di matrici. Il tratto visibile delle mura puniche è costituito da una muratura rettilinea a doppia cortina, costituito da grandi blocchi di granito sul lato esterno e più piccoli sulla parte interna, una porta di accesso e un altro tratto rettilineo dal quale sporge una torre di difesa a pianta rettangolare, realizzata cingendo di blocchi un piccolo dosso di roccia naturale. All’interno della torre vi è una vasca di raccolta dell’acqua, ora reinterrata per motivi di conservazione. Alcuni dei blocchi conservano ancora una lavorazione a bugnato, riscontrabile in altre strutture di difesa del mondo punico. Il tracciato dell’Acquedotto, partendo da Cabu Abbas, si snodava per circa 7 km e si immetteva nel centro urbano lungo un percorso che toccava gli attuali Centro Martini, via A. Nenni e vicolo F di via delle Terme per raggiungere l’impianto termale. I resti oggi visibili si trovano a sud della strada asfaltata in località Sa Rughittula. l’acqua defluiva prima in una condotta interrata, poi in una piccola vasca quadrata dalla quale inizia un tratto costituito da archi, alcuni dei quali conservati, che prosegue con una porzione in muro pieno. Sulla destra della strada si trova una grossa cisterna di pianta rettangolare a due navate quasi completamente scavata nella roccia salvo la copertura con ancora i fori di aerazione e porzioni del rivestimento impermeabile in malta idraulica. Adiacenti ai lati corti della cisterna si trovavano altre due vasche e un pozzo di entrata e uscita dell’acqua. L’area, di m 120 x 20, in cui sono stati rinvenuti i resti di imbarcazioni, corrisponde al porto principale della città antica, protetto anticamente da un lungo molo che collegava la riva all’isola di Peddona. Sono state recuperate notevoli quantità di reperti ceramici di varie epoche, gioielli, monete, lucerne, colonne di granito, ossa animali, strumenti per la pesca e soprattutto 24 relitti di navi, in buono stato di conservazione, di cui due dell’epoca di Nerone, 16 risalenti al V secolo d.C. e due dell’età giudicale. Uno dei rinvenimenti più importanti è costituito dal recupero di una flotta imperiale databile al V sec. composta di navi originariamente lunghe tra i 18 e i 30 m, disposte parallelamente fra loro e perpendicolari alla linea di costa, colate a picco alla stessa profondità, in acque basse. Dalla posizione si è dedotto che siano state affondate mentre erano ormeggiate in porto, lungo pontili lignei di cui sono stati individuati i resti. Ciò ha fatto pensare che la distruzione fosse avvenuta per tutte nello stesso momento in seguito ad un evento distruttivo di grande portata, come indicherebbero anche le tracce di bruciature sui legni.
La chiesa è situata in una posizione elevata a ovest dell’antico cimitero romano.<br /><strong>San Simplicio</strong> è una delle chiese più imponenti e una delle più famose chiese in stile architettonico romano in Sardegna.<br />Può essere considerato il principale monumento della città e tra i più importanti della Gallura. In stile pisano, esempio raro per quanto riguarda il territorio gallurese, la <strong>basilica di San Simplicio</strong> fu eretta tra i secoli XI e XII, in <em>conci di granito</em>. L’edificazione avvenne in più fasi senza tuttavia inficiare l’armonia stilistica dell’opera che si presenta elegante e lineare nelle sue forme.
Il monumento nuragico è visibile percorrendo la litoranea per <em>Golfo Aranci</em>. Si compone di diversi ambienti portati alla luce dagli scavi, tra cui un grande cortile di forma circolare da cui si accede dall’atrio del pozzo. La struttura misura quasi 8 metri di lunghezza mentre la camera è alta circa 7 metri.
I ruderi del <strong>Castello di Pedres</strong> costituiscono un’interessante testimonianza di periodo medievale che sorge a sud della città. Si raggiunge procedendo in direzione <em>Loiri</em> e lo si scorge già da lontano, poiché si staglia alto su una collina adiacente la città. La parte più spettacolare del complesso è l’imponente <em>mastio</em> del quale rimane una parte ancora integra e che si erge per un’altezza di oltre 10 metri. Dall’alto del rilievo granitico sul quale poggia si apre una splendida veduta a 360 gradi, che spazia su tutto il <em>Golfo di Olbia</em> e si protende verso l’entroterra.
Imponente e squadrata, l’<strong>Isola di Tavolara</strong> è un massiccio calcareo che si staglia sul mare con i suoi 6 km circa di lunghezza. Bellissime spiagge e sentieri che portano sulla parte più alta dell’isola per una piacevole passeggiata alla portata di tutti, segnalata con tabelle informative, l'<strong>Isola di Tavolara</strong> rappresenta una tappa immancabile nella visita alla Gallura. Le antiche carte nautiche la contemplavano già con il nome di <strong><em>Hermae Insula</em></strong> e la tradizione racconta che <em>Dante</em> si sia ispirato proprio alla <strong>Tavolara</strong> per la montagna del suo <em>Purgatorio</em>. Separata da un piccolo tratto di mare si colloca l’<strong>Isola di Molara</strong>, con la sua piccola <em><strong>chiesa dedicata a San Ponziano</strong></em> e i resti dell’insediamento medievale di Gurguray.
Cinto da una poderosa muraglia, da un rilievo roccioso domina il golfo di Olbia: è uno dei monumenti più famosi della cultura nuragica nel nord-est della Sardegna<br />Dai suoi quasi 250 metri d’altitudine, in cima al picco di <em><strong>Cabu Abbas</strong></em>, controllava da posizione strategica l’arrivo di imbarcazioni nemiche, il suo orizzonte arrivava sino all’isola di Tavolara. Il <strong>nuraghe Riu Mulinu</strong> è una delle fortificazioni nuragiche più conosciute del nord dell’Isola. Sorge a pochi chilometri da Olbia, in direzione Golfo Aranci, nei pressi del <em>Geovillage</em> ed è raggiungibile anche a piedi attraverso una bella passeggiata che parte dalla <em>loc. Osseddu</em>, noto anche come <em>villaggio Olbia 2</em>. Databile intorno al 1300-1200 a.C. ha una torre centrale ben protetta da una possente muraglia che cinge il colle per 220 metri di lunghezza, con altezza e larghezza che raggiungevano fino a 5 metri. La caratteristica principale della cinta muraria è il fatto di essere inglobata negli spuntoni rocciosi che si trovano lungo il suo perimetro. Si apre in due ingressi: uno a nord, l’altro a sud. Dentro le mura, la costruzione è <em><strong>monotorre</strong></em> con forma circolare di circa otto metri di diametro. Formato da blocchi di granito il nuraghe è caratterizzato da un andito che presenta una piccola nicchia e una scala che portava al piano superiore non più agibile. Il vano sotto la scala conduce a una fossa sacrificale, nella quale sono stati ritrovati frammenti di ossa bruciate e reperti ceramici. Gli scavi, risalenti al 1936, hanno riportato alla luce un bronzetto che raffigura una donna con un’anfora sulla testa. Grazie all’importante scoperta, gli studiosi hanno potuto datare la costruzione e individuare il nuraghe come luogo legato ai rituali sacri del culto dell’acqua.<br />Il <strong>Riu Mulinu</strong> è la massima espressione nuragica di Olbia, ma hanno grande rilievo anche altri due monumenti del II millennio a.C.: il <em><strong>pozzo sacro sa Testa</strong></em>, poco fuori dal centro abitato, anch’esso dedicato al culto delle acque, e la <em><strong>tomba di Giganti di su Monte de s’Aba</strong></em> (o de s’Ape), che ha la particolarità di essere stata una ‘fossa’ comune, dove i defunti erano sepolti collettivamente. Da visitare anche l’<em><strong>Acquedotto romano</strong></em>, le <em><strong>Terme</strong></em> e <em><strong>s’Imbalconadu</strong></em>, tipica fattoria romana. Per completare il tour nella preistoria e nella storia della città si visita il <em><strong>Museo Archeologico</strong></em>, allestito sull’<em>isolotto di Peddone</em>, e il <em><strong>Museo della necropoli</strong></em>, sotto la suggestiva <em><strong>basilica di san Simplicio</strong></em>, patrono della città.
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