Chiese campestri ad Olbia

Chiese campestri ad Olbia

SAN VITTORE VESCOVO

Il primo elemento che attira l’attenzione di chi si appresta alla visita di questo gioiellino, è un’ampia arcata semiacuta murata all’interno dell’attuale facciata e ciò lascia presumere che l’edificio originario avesse dimensioni più ridotte, con l’ingresso frontale preceduto da un imponente porticato a sua protezione; ciò sembra avvalorato sia dalla costituzione del campanile a vela in mattoncini rossi, sia dalla pavimentazione in lastre di granito della prima campata, che si distingue da quella in mattonelle quadrate in cotto di medie dimensioni, che rivestono il restante piano della sala. La facciata è completata da una tozza croce litica sulla punta del campanile e da due profonde nicchie che sovrastano il portale, in una delle quali è ricavata una piccola luce.
L’ingresso principale è centinato, grazie ad un arco in antichi mattoni rossi. Altro elemento che si riscontra raramente nelle chiese campestri galluresi, è la presenza di due ingressi laterali, che a Santu Ittaru si aprono in maniera speculare.
Una didascalia che accompagna un grazioso modellino dell’edificio conservato all’interno, indica l’antichità della chiesa e sebbene al momento non sia stato possibile stabilirne una precisa datazione, la riporta al Medioevo, quale fulcro religioso di una “Curtes“, minuscolo centro abitato autosufficiente, con varie aziende agricole, di cui si ignora il nome.
Nel XVII secolo, erano ancora visibili il cimitero ed i ruderi di alcuni edifici, come precisa un documento seicentesco.
L’unica aula è composta da due campate ed il presbiterio, accessibile grazie a tre gradini e che ospita due statue del Santo vescovo, di cui una alquanto antica.

NOSTRA SIGNORA DI CABU ABBAS

Gli atti di un processo interdiocesano, risalenti al 1657, sono le testimonianze cartacee più antiche giunte sino a noi, sulla presenza della chiesa di Nostra Signor’e Capu Abbas, sita nel luogo che in periodo romano era chiamato Caput Aquarum, per via della sorgente che alimentava l’acquedotto della città di Olbia. Il primo impianto dell’edificio cristiano, dovrebbe essere di epoca medievale, ricostruito nel 1760, come è riportato dall’architrave scolpito, posto sopra l’ingresso principale.
Negli anni ’70 del secolo scorso, le si è affiancata una “cumbessia“, che ne prolunga la falda sinistra, conferendo anche una aspetto asimmetrico alla facciata. Il recente restauro ha evidenziato i conci in granito che originariamente erano intonacati ed è ben evidente che il primo impianto, come attestano le diversità delle pietre murarie, doveva essere molto più piccolo di quello attuale e corrispondente alle due arcate più vicine al fondo della sala mononavata.
Di fronte all’ingresso secondario, che si apre sul lato sud, vi è una semplice ma bella statua della Vergine, conservata in una teca; un’altra statua con Maria e il Bambino è sistemata sull’altare a muro, inquadrata da una pala lignea, opera di pittore locale e raffigurante i misteri dell’infanzia di Gesù.
All’esterno, in prossimità della facciata abbellita dal campanile a vela, vi è l’antichissima ossaia, che meriterebbe un’idonea segnalazione, poichè ad oggi non è sufficientemente valorizzata. A brevissima distanza, un cimitero ormai in disuso, decadente, che ha ospitato l’ultima sepoltura nel 1896, di Gavina Mustazzu, vedova di Gavino Serreri, che secondo i racconti era un donnaiolo che ebbe ben 47 figli, con cinque donne, compresa la povera moglie.

SANT’ANGELO

Conosciuta come San Michele Arcangelo, in realtà dedicata all’Angelo, si trova su un insediamento di epoca romana che in periodo medievale continuò ad esistere e poi scomparve come tanti altri piccoli centri del territorio. E’ documentata nel XVII secolo, vicina alle chiese oggi perdute di Santa Margherita, Santa Caterina, San Marco e ad una dedicata a San Paolo, probabilmente la più importante perché dotata di battistero e forse avente la funzione di parrocchiale del borgo scomparso di Sarrai.
Stilisticamente molto semplice, si contraddistingue per la facciata intonacata in malta di calce bianchissima, sulla quale si apre un portoncino ligneo dal colore di un intenso blu cobalto, racchiuso da stipiti in granito, con soglia rialzata; sopra questo il piccolo campanile a vela con campanella e croce metallica.
Il prospetto è asimmetrico, con l’impressione che la sala sia affiancata da una navata laterale, che in realtà è un locale di servizio adiacente, con ingresso separato. Il lato destro è rinforzato da tre leggeri contrafforti e su quello opposto troviamo l’accesso laterale. Non è presente alcuna finestra, caratteristica usuale delle archiettture sacre di questo territorio
Tre arcate a vista scandiscono la sala che ha copertura a capanna, in travi di legno, mentre quella del presbiterio, leggermente rialzata è a botte. San Michele Arcangelo che schiaccia il diavolo è ospitato sulla nicchia maggiore dell’altare.

SAN PONZIANO PAPA

Immersi nella fitta vegetazione, i ruderi della chiesa attribuita a Papa Ponziano martire sorgono nell’isola di Molara, addentrandosi di poche centinaia di metri all’interno della Cala di Chiesa, prospiciente all‘isola di Tavolara. La denominazione L’Orto che definisce l’area circostante deriva dalla presenza di terrazzamenti funzionali alle coltivazioni possibili grazie ad una sorgente d’acqua dolce posta a poca distanza dai ruderi.
I resti della chiesetta a navata unica rientrano nei canoni dell’architettura romanica, tradotta in un’espressione assai semplice, con abside semicircolare ben visibile, regolarmente orientata ad Est. Della copertura della navata non restano che labili tracce dell’imposta della volta. La più attenta analisi delle murature, costruite in conci granitici irregolari e malta, fa riconoscere due fasi costruttive, dovute ad un ampliamento della navata in epoca ancora imprecisata.
Prossime alla chiesa sono altre strutture affioranti, particolarmente nel lato meridionale, pertinenti con ogni probabilità agli ambienti di un monastero di monache indicato esclusivamente in un portolano pisano del Quattrocento. Già nel secolo successivo il monastero era ridotto allo stato di rudere, e la sua distruzione ed abbandono sono da attribuirsi alle ripetute incursioni barbaresche sulle coste della Sardegna.

altre chiese ad Olbia

SANTA LUCIA

SANT’ELISEO

L’EPIFANIA

SAN TOMMASO APOSTOLO

SAN GIOVANNI BATTISTA

SAN FRANCESCO D’ASSISI

SANT’ANTONIO DI PADOVA

SANTA CHIARA

NOSTRA SIGNORA DELLE GRAZIE

SANTA TERESINA

SAN SALVATORE DA HORTA

SAN GIUSEPPE
a San Pantaleo

SAN MICHELE ARCANGELICA

la chiesa si trova in territorio di Arzachena e appartiene alla comunità di San Pantaleo, frazione di Olbia

SAN MICHELE ARCANGELO
a Berchiddeddu

Olbia

SAN VITTORE VESCOVO

La festa
La domenica che precede il 15 maggio. Il venerdì pomeriggio, alle 16 l’appuntamento è presso la casa del presidente del comitato o di un socio, dove avviene il raduno delle bandiere, che vengono poi portate in chiesa. Il sabato si consuma la cena a base di trippa. Il giorno solenne la messa viene celebrata intorno alle 11, segue la processione e poi il pasto comunitario a base di minestra in brodo di carne
Per l’occasione è organizzata la gara podistica e le serate vengono allietate dalla musica

Come si raggiunge

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SAN VITTORE VESCOVO

SANTA LUCIA

SPIRITO SANTO

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