Comuni della costa gallurese
Il centro abitato si trova su un territorio granitico a poca distanza dal mare. La presenza dell’uomo nella zona ha origini molto antiche mentre la sua nascita è datata ottocento. Con un litorale di oltre 22 km e la sua felice collocazione tra Santa Teresa Gallura e la Costa Paradiso ha dato ad Aglientu un’identità turistica di notevole spessore.
Sorge su una collina a circa 100 mt. sul livello del mare, con un territorio caratterizzato dal paesaggio granitico che infonde un colore rossastro che si illumina ad alcune ore della giornata per diventare fortemente suggestivo. Il tratto costiero di Badesi Mare è caratterizzato dalla presenza di belle spiagge di sabbia finissima che confinano con una vegetazione rigogliosa dove prevale soprattutto il ginepro.
Budoni è un piccolo comune che sorge su una pianura di origine alluvionale, creato dal bacino del fiume omonimo che attraversa tutto il paese sino a sfociare nella spiaggia Lido del Sole, nota anche come Stella Marina. Il territorio è caratterizzato da numerose colline che circondano la costa e delimitano il comprensorio comunale. Le spiagge e le colline durante la fioritura primaverile offrono uno spettacolo emozionante per i colori brillanti della vegetazione, prevalentemente a macchia mediterranea, che le caratterizza. Alcune colline, di origine granitica, con le rocce erose dagli agenti atmosferici presenta un quadro suggestivo per alternare al mare il piacere di passeggiate lungo vecchi e suggestivi sentieri. Una collana di piccoli stagni costieri, spesso affiancato da folte pinete, separa il mare dall’entroterra. Si tratta di bacini salmastri inutilizzati per la bassa profondità, ma che la mancanza di sbocchi a mare rende meritevoli di protezione per la presenza della tipica vegetazione alofita arricchita da boschetti di tamerici e giunchi e per la fauna acquatica che comprende, sporadicamente, anche fenicotteri rosa. La costa lunga 18 km è caratterizzata da lunghi arenili di sabbia bianca alternati a piccole cale delimitate da scogliere e dalla vegetazione. Il mare dalle acque cristalline presenta fondali incontaminati in cui predomina la poseidonia.
Anticamente chiamato Figari per la grande presenza di alberi da fico, il toponimo attuale della città deriverebbe da “gulfu di li ranci”, golfo dei granchi. Noto per la bellezza delle acque e per lo straordinario patrimonio di fauna marina, Golfo Aranci è anche importante scalo marittimo. La bellezza del tratto costiero si unisce ad un entroterra carico di fascino, dato dal promontorio di Capo Figari dove si snodano sentieri facili ed emozionanti che partono dalla splendida Cala Moresca. Non è raro l’incontro con esemplari della fauna che popola questo territorio, come il muflone ad esempio, mentre alzando la testa si può scorgere il volo di un falco pellegrino, di un marangone dal ciuffo o del gabbiano corso a rendere l’escursione ancor più suggestiva. Da vedere l’antico borgo con le tipiche case colorate dei pescatori, dove tutt’oggi è possibile acquistare ottimo pesce fresco, e la lunga bella passeggiata lungomare, uno dei numerosi interventi urbani che hanno dato prestigio e maggiore bellezza al paese.
Le spiagge
Il Lido di Pittulongu, che si stende tra le città di Olbia e Golfo Aranci, è tappa immancabile per la sua bellezza data dalle acque di un mare cristallino e dalle sue spiagge che si stendono, una dopo l\’altra, ampie e ottimamente servite. Da La Playa a Lo Squalo, da Mare Rocce a Bados a Nodu Pianu e ancora, a sembrare senza fine. Spingendosi più a nord, invece, si fa tappa alle spiagge di Sos Aranzos e di Cala Sassari, altrettanto belle e facilmente raggiungibili.All’interno del Parco Nazionale geomarino, La Maddalena è l’isola principale dell’arcipelago che si estende in direzione della Corsica e dell’isola di Lavezzi. La città di La Maddalena si estende da Cala Gavetta a Cala Chiesa. Da non perdere il tour della strada panoramica, lunga circa 20 km che tocca le parti più suggestive sia dal punto di vista paesaggistico che per quanto concerne l’aspetto storico.
Caprera
Oltre alle bellissime spiagge come Cala Coticcio, nota per i suoi colori che richiamano suggestioni tahitiane, Caprera è luogo ricco di storia. Sull’isola si trova il compendio garibaldino, dove è possibile visitare la “Casa bianca”, l’ultima abitazione di Garibaldi dove l’eroe dei due mondi morì il 2 giugno 1882. Proseguendo nel giro turistico si fa tappa al Centro Velico, uno dei più famosi al mondo, al Museo del Mare e al Museo Geomineralogico naturale. Per gli amanti del trekking non mancano sentieri naturalistici che attraversano l’isola da costa a costa, tra i quali quello che porta a Forte Arbuticci e sale fino alla cima del monte Telaione che domina tutta l’isola.Le spiagge
Rara bellezza e naturalezza sono l’espressione evidente di queste spiagge, a partire da Cala Maiore, Baia Trinità, Cala Francese, Nido d’Aquila, Cala Spalmatore, ampia e riparata, e Cala Lunga. Percorrendo la strada panoramica in senso antiorario si giunge all’isolotto di di Giardinelli, collegato all’isola da un istmo.Mentre Loiri si trova all’interno, Porto San Paolo è situata sul mare e vanta una bella vista sull’Isola Piana e sull’Isola di Tavolara ed è anche punto di partenza per quest’ultima con barche che partono, nel corso della stagione, con molta frequenza. La leggenda vuole che l’apostolo Paolo in persona attraccasse proprio in questo luogo, prima di ritirarsi per un periodo di eremitaggio nell’entroterra. Da vedere la chiesa di Santa Giusta e la chiesa dei santi Nicola e Antonio, realizzata in pietra, proprio all’ingresso del paese.
Centro turistico molto frequentato ed attrezzato, San Teodoro dista circa mezz’ora da Olbia. Abitato anticamente dai Romani con il nome di Coclearia e, dopo un periodo di decadimento, rifiorì nel corso del medioevo con il nome di Orfili. L’attuale nome risale al XVIII secolo.
Lo stagno
E’ a poca distanza dal centro di San Teodoro ed è il più grande tra quelli presenti sulla costa gallurese. L’ambiente è caratterizzato dalla macchia mediterranea dentro la quale si ergono grandi massi granitici dalle più svariate forme, vissuta da una ricca fauna e d acque molto pescose.Spiaggia La Cinta e Cala Girgolu
La spiaggia più bella e conosciuta di San Teodoro, La Cinta riesce ad esprimere al meglio tutta la propria selvaggia bellezza soprattutto nei mesi di minore afflusso turistico, quando la finissima sabbia esprime tutta la sua ampiezza e il suo candore. Si estende tra lo stagno e il mare, riparata dai ventri settentrionali da Punta Sabbatino. Piccolo angolo di fascino è anche Cala Girgolu, con le sue acque dalle quali emerge lo scoglio della Tartaruga, così denominato per la notevole somiglianza, e Capo Coda Cavallo, un promontorio granitico dal quale ha inizio la Costa Dorata.L’abitato principale di Trinità d’Agultu si trova a quasi 400 mt. sul livello del mare. Il piccolo comune esprime nel suo tratto costiero l’aspetto più attrattivo, grazie alle spiagge dell’Isola Rossa e della Costa Paradiso. La visita al centro storico di Trinità d’Agultu è per il piacere di respirare un’aria salubre e sempre fresca; qui si visita la chiesa della Santissima Trinità edificata nel XVIII secolo.
Comuni dell\'entroterra gallurese
Si stende alle pendici del Monte Acuto, sulla cima di un altopiano a quasi 700 metri di altitudine. Alà dei Sardi, enclave logudorese in Gallura, mostra il suo territorio come un mosaico composto da aspri e silenziosi rilievi granitici, caratterizzato da bizzarre sculture modellate dalla natura, in una cornice di foreste di lecci e querce. Terra di di mufloni e di aquile che vivono nell’armonia di vertiginose vallate solcate da ruscelli che formano laghetti e cascate, mentre sterrati pianeggianti che serpeggiano nella macchia mediterranea sono teatro delle spettacolari esibizioni dei campioni mondiali che ogni anno si fronteggiano nel mondiale Rally d’Italia Sardegna.
Il primo documento risale al 1106 ed il toponimo pare di origine paleosarda, influenzato dal basco alha, \”pastura\”, riprendendo gli estesi pascoli, mentre la specificazione \”dei Sardi\” fu attribuita per regio decreto nel 1864. Il borgo attuale è sorto nel XVII secolo attorno alla chiesa di santa Maria (1619), che, ricostruita tra 1880 e 1961, diventò la parrocchiale di sant’Agostino. La facciata è in granito, arricchita da statue di santi, l’interno custodisce il maestoso mosaico seicentesco della Madonna del Rosario. Il patrono è festeggiato a fine agosto con celebrazioni religiose cui sono associati spettacoli folk, dove vanno in scena gli splendidi abiti tradizionali alaesi, e sagra del prosciutto.
Sulle strette vie del centro storico si affacciano case e palazzotti dalle severe facciate in granito ed infissi in ferro battuto, mentre alcune architetture granitiche sono ad impreziosire il borgo, tra i quali il pozzo e mesu idda, il pozzo s’Oltu Mannu e la bicocca dei Dessena. Sulla facciata del palazzo Corda (1850), detto anche il castello, un murale ricorda l’ultima bardana (1870), il saccheggio a danno dei benestanti. Altre chiese del centro sono San Giovanni Battista e Sant’Antonio da Padova. A due chilometri dal paese il santuario di san Francesco d’Assisi dove si svolge, ogni anno ai primi di ottobre, una festa che richiama migliaia di fedeli. La lavorazione di sughero, granito e pietre dei famosi maistos alaesi rappresenta la principale risorsa di un centro in forte sviluppo dagli anni Duemila, che vanta, insieme a Buddusò, il parco eolico maggiore d’Italia. È viva la secolare tradizione agropastorale, con rinomati prodotti, con ottime carni bovine e miele.
Dal borgo si arriva a scorgere il golfo di Olbia e la maestosa sagoma di Tavolara, invece dalla foresta di Lithos si possono ammirare le montagne barbaricine.
Abitato dal Neolitico, il territorio custodisce testimonianze di epoche lontane con siti che si rifanno al nuragico, fra torri, villaggi, tombe di Giganti e santuari. Tra i più importanti il sito di sos Nurattolos, risalente all’età del Ferro, composto da fonte sacra, capanna delle riunioni, santuario e abitazioni; il ben conservato nuraghe Boddò, e il villaggio di su Pedrighinosu, con edifici circolari e fucina. Da vedere anche le cascate di su Fossu Malu.
Prima tappa di Berchidda è il Museo del Vino per entrare in contatto con quel mondo che caratterizza fortemente questo dinamico centro gallurese. La storia della viticoltura qui è antica, ma ultimamente si sono visti nascere numerose piccole cantine che producono un vermentino di qualità eccelsa. Il piccolo centro storico è da visitare per assaporare quella vita rurale, fatta di semplicità e cordialità, che è marchio distintivo di questa comunità. Nel mese di agosto Berchidda è teatro del più importante evento musicale della Gallura, Time in Jazz voluto e realizzato da Paolo Fresu, berchiddese DOC, che ha ormai un rilievo di importanza internazionale e che ospita, in un itinerario che si sviluppa su diversi Comuni dove si esibiscono nomi prestigiosi del jazz mondiale.
Un caratteristico borgo agropastorale, un tempo enclave logudorese in Gallura, Bortigiadas è il Comune più piccolo del nord-est della Sardegna con i suoi 800 abitanti scarsi distribuiti nelle 22 fra frazioni e stazzi, alcuni distanti decine di chilometri dal centro. Bortigiadas è un centro particolare, capace di stupire per il suo patrimonio naturalistico, ma anche per la sua unicità, data da uno scorrere del tempo scandito con ritmi che rispettano la natura, favorendo un benessere che si riscontra subito, appena giunti nella piazza di questo piccolo borgo.
Si erge a 450 metri d’altitudine, al centro di vette che sfiorano i mille metri, su un territorio che si distende a oriente del fiume Coghinas e di Tempio Pausania e presenta interessanti aspetti geologici, a partire da Punta Salizi con le sue rocce modellate, dal vento e dal tempo, in meravigliose sculture naturali che spuntano tra macchia mediterranea e boschi di sughere e lecci, in mezzo a splendidi panorami.
I primi documenti nei quali si fa riferimento al centro abitato risalgono al XIV secolo quando, con il nome di Orticlada, il borgo apparteneva alla diocesi di Civita (oggi Olbia), mentre altri testi della Corona d’Aragona citano Gortiglaca o Bortiglassa. L’attuale Bortigiadas si attesta al 1779. L’economia è prevalentemente legata all’agricoltura ed in particolare alla coltivazione e lavorazione della vite. La zona si presta ad una buona produzione di vino vermentino di Gallura, motivo per il quale su questo territorio si collocano aziende vitivinicole che si caratterizzano per la qualità della loro produzione. Il borgo è caratterizzato da strette stradine che si articolano attorno alla parrocchiale San Nicola di Bari che custodisce al suo interno un dipinto di fine Seicento che ritrae San Nicola e San Lucifero difensori della divina Maternità. La devozione locale è simboleggiata da altre sei edifici religiosi tra i quali la chiesa di Santa Croce del XVIII secolo (restaurata nel 1980) e la chiesa del Carmelo in stile tipicamente gallurese (XVIII secolo) nel centro abitato, mentre la chiesa di San Pancrazio si erge appena fuori dal paese, che è teatro della festa più sentita dalla comunità, a fine settembre.
Da visitare (solo su prenotazione) il Museo Mineralogico nei pressi del municipio, che espone migliaia di esemplari di minerali, in rappresentanza di oltre 250 specie, con numerosi pezzi unici in Sardegna.
La domus de Janas di Tisiennari, scavata nella roccia e formata da quattro camere decorate, è la testimonianza più antica del territorio, risalente al Neolitico recente (IV millennio a.C.). Una cella presenta tipologia architettonica a falsa porta sormontata da corna taurine. Secondo alcuni archeologi l’uomo avrebbe abitato Tisiennari sin dal Paleolitico Inferiore, 300 mila anni fa. Altre domus de Janas testimoniano insediamenti umani sulla sponda destra del Coghinas. All’età nuragica risale il complesso su Nuracu, vicino al paese.
Le principali attività economiche della zona sono la pastorizia, l’estrazione del granito e la lavorazione del sughero. Nei dintorni di Buddusò si possono ammirare molti siti archeologici di notevole interesse, tra dolmen e domus de janas, ma come prima tappa vi è il nuraghe di Iselle e il nuraghe di Loelle. Sul suo territorio si colloca Tandalò, un paese disabitato che vale una visita, un itinerario carico di emozioni e sensazioni, immersi in un ambiente dal fascino unico.
Felicemente posizionato per godere dell’aria salubre e fresca dell’entroterra gallurese e del Monte Limbara, ma contemporaneamente a breve distanza dalla costa e da Olbia, raggiungibile in meno di mezz’ora. Boschi ricoperti di alberi, in prevalenza sughere, che si fondono con la macchia mediterranea per un’armonia di colori e di profumi che sono benessere naturale. Una tappa imperdibile è il belvedere di Santa Rita da cui è possibile dominare l’intera vallata sottostante. Nei dintorni la campagna circostante e coltivata prevalentemente a vigna da cui si ricava dall’ottimo vermentino.
Di grande interesse il santuario di San Paolo, edificato nel corso del XIV secolo. È lì che nel mese di agosto se tiene una festa religiosa molto partecipata che prevede un solenne pellegrinaggio.Facilmente raggiungibile sia da Olbia che da San Teodoro, attraverso la superstrada per Nuoro, Padru è un centro di tradizioni agricole e pastorizie che ha vissuto, nei tempi recenti, un flusso turistico proprio per la vicinanza alla costa. Nelle sue frazioni sono numerosi gli agriturismi che accolgono gli amanti della cucina tipica, mentre nel centro storico del paese sono da visitare alcuni edifici religiosi, su tutti la chiesa di San Michele, la chiesa di Sant’Elia profeta e la chiesa di San Michele Arcangelo in stile tipico locale sardo, perfettamente in accordo con le antiche case dei contadini e dei pastori locali. Una tappa immancabile è Santu Miali, importante emergenza archeologia immersa nel verde ma facilmente raggiungibile, dove un tempo sorgevano una villa romana, una necropoli e due chiese di origine medievale.
Sorge a 350 metri d’altitudine, circondato da monti granitici e profonde vallate ricoperte di querce, lecci e macchia mediterranea, come da cornice al lago del Liscia. Sant’Antonio di Gallura è un piccolo borgo felicemente collocato tra mare ed entroterra, tranquillo dove il tempo scorre in piena serenità, nella frescura dei Monte Pinu e Monte Limbara che si elevano a poca distanza. Giovane centro popolato da 1500 abitanti circa, compresa la frazione Priatu e le piccole altre borgate, diventa Comune autonomo solo nel 1979, trasformandosi da Sant’Antonio di Calangianus all’attuale Sant’Antonio di Gallura.
Punto di passaggio preferito tra la Costa Smeralda e l’entroterra, ha origini risalenti a villa de Castro, documentata da Liber Fondachi (1317) e Compartiment de Sardenja (1358) e da ritrovamenti di sepolture, gioielli e monete, tra cui un denaro genovese del VII-VIII secolo.
Il villaggio altomedievale si sviluppava ai piedi del belvedere di Lu Naracu, punto più alto del paese da cui si apre una veduta che spazia dal massiccio del Limbara al mare, tra Arzachena e Palau, tra verdi e distese colline dove trovano perfetta collocazione gli antichi stazzi. E ad impreziosire una tela che racconta di una natura meravigliosamente rigogliosa, il lago del Liscia, maggior invaso artificiale del nord della Sardegna. Il versante del lago che interessa Sant’Antonio può essere visitato a bordo del Trenino Verde, mentre a bordo di un battello a pale si può godere della pace delle sue acque.
Il nome Lu Nuracu, insieme al toponimo Lu Nurachéddu (in località Campu d’Idda), sono le spie di una frequentazione del territorio in età nuragica. Vicino al belvedere sorge la chiesa di sant’Andrea, risalente a metà XVIII secolo ed eletta a parrocchiale nel 1907 (per soli cinque anni). Attorno al piccolo santuario si sviluppò il nuovo nucleo abitato. Con l’aumento della popolazione, fu necessaria la costruzione di una chiesa maggiore che sorse nel 1912, titolata a sant’Antonio abate con pianta basilicale a tre navate divise da arcate, altare maggiore e abside affrescati. Il patrono è festeggiato a metà gennaio con i fuochi di sant’Antonio abate. Da non perdere è il Palazzo Mannu, architettura nobiliare gallurese costruita interamente in granito. Porte e finestre sono delineate da architravi e stipiti, i piani superiori abbelliti da balconi in ferro battuto. L’interno conserva arredi e strutture di inizio XX secolo. Nei dintorni si trovano suggestive chiesette campestri, sedi di feste, dove vivere la Gallura più autentica e assaporare prelibatezze come zuppa gallurese e mazza frissa. Spiccano la Madonna di La Crucitta e il santuario di san Giacomo, festeggiati a maggio, San Leonardo e San Giuseppe, celebrati a giugno, e la chiesetta rupestre di san Costantino, forse di origine altomedievale, accanto a cui c’è Lu Pulteddu, sorta di finestra che, secondo tradizione, attraversata tre volte, è rimedio al mal di pancia.
Immerso in un paesaggio suggestivo dominato da masse granitiche lavorate dal tempo e dal vento e foreste di lecci e querce da sughero, olivastri e macchia mediterranea, Telti è una tipica cittadina collinare della Gallura che ha custodito le tradizioni di un’economia fatta di agricoltura e pastorizia, alla quale si è integrata, nel rispetto dei luoghi e delle abitudini, l’offerta turistica. Le aziende locali sono specializzate nella lavorazione del granito, del ferro e del legno, affiancata alla produzione di pasta fresca.
Il suo nome deriva da Tertium, una stazione militare romana sul bivio della strada Olbia-Gemella, e nel periodo medievale si trasforma in Villa Torcis, un villaggio coinvolto in una lunga guerra nel 14° secolo tra la Corona di Aragona e il Giudicato di Arborea. La città moderna risale al XVIII secolo, quando i vari stazzi vicini si radunavano attorno alle due chiese di Sant\’Anatolia ( XVIII secolo) e di Santa Vittoria, completata nel 1899 in stile settecentesco, oggi situata nel cuore della città. Entrambi un tempo fungevano da centri religiosi per i residenti delle città vicine, che si riunivano lì per il culto.
Il piccolo centro storico accoglie l\’insolito granito colorato e diversi murales, mentre poco distante dal centro si visita il Museo Culturale e Naturale della Sardegna che raccoglie oggetti della vita quotidiana locale, dai tradizionali spazi domestici, alla vita animale, la botanica e i minerali.
Appena fuori dal paese, in direzione di Calangianus, sorge la chiesa campestre del XVII secolo di San Bachisio, festeggiato a maggio con un pranzo comunitario. Particolarmente affascinanti sono i rituali della Settimana Santa e le processioni in abiti tradizionali per i giorni di festa dei santi Anatolia e Vittoria.
L\’area è ricca di sorgenti e ruscelli che hanno consentito una vegetazione particolarmente fitta e rigogliosa. Il Monte Pinu è la vetta più alta con i suoi 750 mt di altitudine, caratterizzato da una vasta pineta marittima. La scoperta di sepolture in cavità prodotte naturalmente in formazioni granitiche conferma la presenza umana nell\’area dal Neolitico (5000-2700 aC). Alcune domus de janas sono datate alla successiva età del rame. L\’area era densamente popolata nell\’età del bronzo e le culture nuragica, irlandese e di Balares hanno lasciato tracce dei loro insediamenti con una serie di nuraghi.
Da visitare
Nuraghe Putzolu, un nuraghe ellittico con tre camere e un corridoio situato in una città con lo stesso nome.
Nuraghe La Prexona di Siana, un nuraghe originario a tre lobi con una fortezza collegata a tre torri disposte a triangolo, situate ad Aratena. Varie monete puniche confermano la probabile esistenza del villaggio tra il IX e il III secolo a.C.Situato nella fertile piana del fiume Coghinas, il suo territorio si estende dalla costa gallurese fino all\’entroterra, con un bellissimo paesaggio collinare e montano che raggiunge altitudini come Punta Salici (911 m), Monte Ruiu (600m) e monte San Gavino (800 m).
Un soggiorno a Viddalba significa coniugare la gioia della vita di mare al piacere del benessere, grazie alle virtù del fiume Coghinas, noto per le sue acque che, per un certo tratto, scorrono con una temperatura più elevata, adatta alle cure termali. A ridosso della riva, e da sotto la sabbia, sgorgano fonti termali di acqua salsobromoiodica delle vicine Terme di Casteldoria, vere sorgenti naturali, chiamate dagli abitanti del luogo ”li caldani”, costituite da acqua caldissima, che raggiunge i 70°. L\’effetto immediato di queste acque, solo rimanendo immersi nel calore e nei vapori salso-bromo-iodici che si espandono dal suo letto, è di piacevole beneficio, soprattutto per le affezioni dell’apparato respiratorio. Le rive del fiume Coghinas, inoltre, sono ricche di fanghi, perfette per la cura delle artriti rematoide e delle ossa.
Per gli amanti della natura il fiume Coghinas è una sorta di piccolo paradiso che si muove così sinuoso, avvolto in un ambiente di rara bellezza, dove pace e serenità accompagnano le splendide discese in canoa che si possono noleggiare nei pressi delle strutture attrezzate, tra Viddalba, Valledoria e i comuni limitrofi, per giungere sino alla foce del fiume.
Il fiume Coghinas è anche attrazione per la sua pescosità di carpe, spigole, tinche, cefali, anguille e persico, per la sua ampia varietà di uccelli acquatici, gallinelle d’acqua, folaghe e gli splendidi aironi grigi, ma anche per le numerose specie vegetali, quali santolina, giglio di mare, efedra e ancusa litoranea (specie rara in Sardegna), rappresentando luogo amato dai naturalisti e dagli amanti del bird watching.
La storia e l’archeologia è raccontata nell’antico castello dei Doria, fondato nel secolo XII, restaurato in seguito dal Re Pietro d’Aragona, mentre la visita al museo civico archeologico di Viddalba è per ammirare le testimonianze archeologiche del suo territorio, dal Neolitico al Medioevo.
Un altro interessante itinerario è quello che ha come protagoniste le chiese campestri, tra le quali San Gavino a Monte, che domina il Golfo dell’Asinara dai suoi 800 metri di altitudine; da vedere anche la chiesa di San Giovanni di epoca romanica ed il Parco Archeologico Naturalistico.
Per gli appassionati di trekking questo territorio accoglie sentieri affascinanti che si sviluppano lungo il Monte Ruiu, mentre per chi vuole cimentarsi in arrampicate molto belle e frequentate sono le vie chiodate che portano alla vetta delle montagne.
Attrazione per gli amanti dello sport è il monte San Gavino con i suoi 800 mt di altitudine, palestra ideale per la pratica del parapendio e del free climbing.
Inoltre da qui si parte per escursioni a piedi o a cavallo lungo le quali si possono ammirare le bellezze del territorio circostante, costeggiando i luoghi resi leggendari dal \”Muto di Gallura\”, il bandito sordomuto che qui ha trascorso anni della sua vita di latitanza, lasciando tracce in luoghi raccontati e romanzati in molti libri, dalla casa dell’amata Gavina alla chiesetta di S. Gavino, dalle vecchie dimore ai sentieri di L’Avru.
Ad una decina di chilometri dal centro el paese si può vivere la vita di mare, con un litorale caratterizzato dalle dune sabbiose di Baia delle Mimose a Badesi o le spiagge de La Muddizza, San Pietro, Maragnani e la Ciaccia, situate nel comune di Valledoria. A circa 18 chilometri a nord sorge invece la splendida località dell’Isola Rossa, con le sue particolari insenature, mentre in lontananza svetta il profilo affascinante ed inimitabile di Castelsardo.
INFORMAZIONI VIDDALBA
Abitanti: 1.700 circa
Superficie: kmq 49,44
Municipio: via G. M. Angioy – tel. 079.5808000
Cap: 07030
Guardia medica: (Perfugas) – tel. 079.56434
Biblioteca: via G. M. Angioy, 5 – tel. 079.5808010
Polizia municipale: via G. M. Angioy, 5 – tel. 079.5808062
Ufficio postale: via Gramsci, 144 – tel. 079.580441